Investire sulle competenze e la formazione la sola strada

Come raccontano molti quotidiani di oggi, l’Eurostat ha certificato che in Italia i Neet sono ancora troppi. I Neet sono giovani tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non lavorano. In Italia sono più di 2 milioni. Questo dato va letto anche in relazione ai cambiamenti straordinari a cui stiamo assistendo e che definiscono la quarta rivoluzione industriale. Molti Paesi hanno capito che, per garantire un orizzonte di prospettive ai cittadini, è necessario comprendere e dare risposte a questi stravolgimenti. Oggi, molte persone non riescono a trovare un lavoro oppure lo perdono perché, per età o livello di competenze e istruzione, non riescono ad adattarsi alle nuove tecnologie.
E noi siamo indietro.
Secondo il Rapporto Annuale 2017 dell’Istat, infatti, il nostro è il Paese che sembra meno preparato ad affrontare i cambiamenti epocali che stiamo vivendo: non solo NEET ma anche media età più alta d’Europa (siamo il secondo Paese più vecchio al mondo) e disoccupazione giovanile.
Per questo continuo a credere che la risposta non stia semplicemente in generici redditi di sussistenza o in una riforma delle pensioni che penalizzerebbe le giovani generazioni, ma nell’investimento costante di risorse sui ragazzi. Risorse che garantiscano un futuro dove ognuno possa aspirare non solo a trovare un lavoro ma uno che sia di qualità e in linea con le sue aspettative.
Perché rinunciare a questa idea, sposando un sentimento declinista?
Oggi dobbiamo andare nella direzione di investire sul futuro. Tre dati citati molto spesso indicano la strada: tra i bambini che oggi vanno a scuola, il 65% farà un lavoro che oggi neppure esiste. Il 40% dei curricula dei ragazzi che escono dalla scuola sono scarsamente compatibili con le richieste del mondo del lavoro. Il 50% degli studenti sono convinti (ISTAT) che quello che stanno studiando non sarà applicabile nel mondo del lavoro.
Come preparare i giovani alle occupazioni del futuro? Come dargli una speranza?
Continuo ad essere convinta che tutto passi dalla scuola e dalla formazione. Il luogo che può dare le risposte che servono per non perdere il passo con il mondo che si evolve a una velocità impensabile.
In un mondo in continua evoluzione, infatti, l’unico modo di programmare un futuro che vada oltre il “qui e ora” è di costruire e investire sulle competenze. Lo sviluppo delle competenze (non solo digitali) è la precondizione per qualsiasi politica di ripresa e crescita economica.
“Le svolte epocali accadono quando non cambiano solo le cose, ma anche le teste per capirle” (Vittorio Foa)